Quante volte, durante il giorno, sentiamo dire “sono in crisi”, “entro in crisi”, “mi mette in crisi” …
Con queste espressioni possono intendersi situazioni e significati di diverso livello ed importanza. La Crisi Psicologica è in realtà una situazione importante e delicata. Riguarda la vita e il funzionamento psicologico di ogni persona. I momenti “critici” sono per esempio quelli di cambiamento, sono situazioni transitorie che comportano un mutamento a livello personale e una riorganizzazione interna, a volte difficile e dolorosa.
Pensiamo ad esempio agli ostacoli che si possono incontrare nella realizzazione di un progetto importante, pensiamo alla fine di una relazione di lunga durata, pensiamo alla morte di una persona cara… Ma ancora, momenti critici della vita possono essere legati ad altri cambiamenti di equilibri. Pensiamo, ad esempio, ad una madre che si è dedicata completamente alla famiglia e ai figli come può essere destabilizzata dalla raggiunta indipendenza dei figli stessi, quale vuoto interiore può creare la loro uscita di casa e il costituirsi in nuclei familiari nuovi ed autonomi; allo stesso modo, una persona che ha dato centralità al lavoro in tutta la sua vita, che ha investito tutta la sua persona nella realizzazione lavorativa sarà fortemente destabilizzata da un cambiamento lavorativo non favorevole o vivrà con angoscia il pensionamento, vivrà con angoscia ogni minaccia di perdere quella dimensione intorno alla quale ha costruito la propria identità.
Nel corso della vita attraversiamo “Crisi”, fasi interne critiche, ogni volta che la nostra persona è profondamente toccata da eventi significativi o ogni volta che nuove “consapevolezze” ci inducono ad un inevitabile cambiamento interno. Spesso, le fasi critiche compaiono in modo apparentemente inspiegabile, a volte tendono a presentarsi in alcuni archi temporali della vita (es. quella che viene chiamata crisi di mezza età). Ad un esame più attento ed approfondito questi momenti critici non sono affatto casuali ma introducono ad esempio alla consapevolezza di avere vissuto e concluso una parte della vita, alla accettazione di una parte del presente personale, a volte difficile e angosciante.
Trattasi quindi di elaborazioni interne delicate ed importanti che non sono affatto negative ma che hanno un potenziale evolutivo.
La fase critica non sempre viene elaborata nel migliore dei modi e non sempre si conclude positivamente. C’è il rischio di perdersi o di rimanere intrappolati in una condizione di stallo che si cronicizza.
In definitiva, la Crisi Personale va considerata come una condizione fisiologica e non patologica. Va considerata una vera e propria risorsa, una opportunità perché in essa è implicito un potenziale evolutivo, di cambiamento positivo che può essere raggiunto o meno a seconda del suo decorso. In questo senso la crisi può diventare patologica se si arresta (cronicizzando) crisi-psicologica oppure se, anziché esprimere il suo potenziale positivo, si blocca in posizioni e comportamenti regressivi. La persona per esempio può cercare soluzioni solo esteriori e solo apparenti, può sviluppare dipendenze negative o rifugiarsi in situazioni lenitive che allontanano e ostacolano la soluzione reale.
Ecco allora che, in quanto momento di crescita e di trasformazione, la Crisi Psicologica non è una condizione da temere o evitare. E’ invece una opportunità da cogliere ed utilizzare nel migliore dei modi, in tutto il suo potenziale, per una “riorganizzazione interna” più funzionale e soddisfacente.
C’è però da dire che la società liquida in cui viviamo oggi, dove vincoli e valori sono sempre più fluidi e slegati, fa sì che anche “le crisi” siano in realtà meno legabili a date prefissate. Se prima poteva essere più facile aspettarsi determinate problematiche intorno alla decade di riferimento (18-22 anni, 28-32, 38-42 e così via), adesso queste scivolano in avanti o indietro anche di parecchi anni, cosicché ci si può trovare a 26 anni ed accorgersi di non aver ancora elaborato, maturato e superato le difficoltà e le sfide che l’entrata nella maggiore età aveva messo in campo.
In ognuna di queste fasi ci troviamo a ad affrontare una cosiddetta “crisi di transizione”: come un piccolo terremoto l’entrata in campo di una nuova fase di vita comporta nuovi compiti, nuove sfide, ma anche una nuova percezione di sé, degli altri, dei rapporti che possiamo e non possiamo (più) intrattenere con loro, e del nostro ruolo col mondo, con la società, con le leggi e le regole che lo costituiscono. Tutto ciò ha forti influenze sul nostro vissuto, sul modo in cui ci viviamo e in cui ci percepiamo.
Per fare un esempio, semplice ma chiarificatore, entrare nei 18 anni significa percepire che ora si risponderà direttamente delle proprie azioni: idealmente una parte di te sarà più consapevole che una certa “rete di protezione” (gli adulti) non ci sarà più a salvarti da qualunque scivolone dovessi prendere: ora l’adulto sei tu.
Allo stesso modo, finiti gli eventuali studi universitari e post-universitari (o i primi lavori) ci si avvicina verso una consapevolezza crescente che “ora le cose si fanno serie”: gli amici si sposano, altri comprano casa, altri mettono in piedi la propria attività. E tu? Cosa vuoi fare? E come farai a farlo? Hai già un lavoro? È quello che vuoi fare? Ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi, di coltivare i tuoi interessi, di perseguire le tue passioni? E in quanto a relazioni sentimentali? Come sei messo? Cosa desidereresti? Cosa hai ottenuto finora?
Non è un caso che in queste fasi della vita individuale si manifestino crisi d’ansia (l’ansia, ricordiamolo, è un campanello d’allarme che ci dice: “Ehi, qui c’è qualcosa a cui devi necessariamente fare attenzione!”), reazioni depressive (“Non sono in grado, non ci sono riuscito finora, non ci posso riuscire e forse non ci riuscirò mai”) o veri e propri disturbi clinici.
Cosa possiamo fare di fronte a tutto questo?
Innanzitutto considerare che una quota d’instabilità e incertezza è normale. Un concetto usato in simili contesti (soprattutto considerando un altro ciclo vitale, quello della famiglia) distingue tra “eventi normativi” ed “eventi paranormativi”: mentre i primi riguardano tutti quegli eventi che, per quanto critici, ci si aspetta di vivere e affrontare nel corso del ciclo vitale (ad esempio i figli che lasciano “il nido”, l’andare in pensione, la morte dei nonni anziani), i secondi sono quegli eventi che, pur facendo parte della vita, risultano inaspettati (come un lutto improvviso, o un licenziamento non programmato).
Allenarsi alla flessibilità è sicuramente un primo punto chiave. Significa vivere senza l’illusione di poter programmare e controllare ogni aspetto della vita, accettando, dosando e in qualche maniera ricercando un certo grado di imprevedibilità, cosicché quando sarà lei a trovare te non ti coglierà del tutto impreparato. Infatti una delle illusioni più grandi, in particolar modo nella società che viviamo oggi, è l’illusione di poter controllare tutto, persino la vita.
In secondo luogo possiamo accettare che abbiamo delle risorse e conoscenze limitate e che solo col tempo riusciremo a capire come risolvere un problema o una situazione completamente nuova. Così come quando si comincia un gioco del tutto nuovo o si ha per le mani un nuovo strumento o dispositivo sconosciuto bisogna cominciare a giocarlo, a usarlo, per capirne il funzionamento, così dobbiamo giocare la partita che abbiamo di fronte per poter capire come funziona. Sbaglieremo, cadremo, e da ogni sbaglio trarremo un apprendimento, che ci permetterà di aggiustare il tiro, sistemare la rotta, arrivare infine alla meta. E a chi si preoccupa del “quando” arrivare, o del “come” arrivarci, può tornare utile ricordare che il futuro non è qualcosa che “arriva”: lo costruisci facendo o non facendo cose, e nessuno conosce tutti i passaggi giusti; anzi, nessuno può farli! Tutti incappiamo in un errore – in realtà in più di uno. È esattamente così che si vive. Saggiamente John Lennon disse che “la vita è ciò che ti capita mentre stai facendo altri progetti”.
Ricorderai ad esempio che Edison, prima di arrivare a creare la lampadina, una sfida decisamente epocale per il periodo, fallì migliaia e migliaia di volte. E il suo atteggiamento è stato: “Non sto fallendo: ogni volta apprendo un nuovo modo per non costruire la lampadina”.
Un intervento in stato di crisi è una forma di trattamento psicologico di breve durata, finalizzato a fornire un sostegno all’individuo, a prevenire le possibili conseguenze dannose e a creare le condizioni per una crescita della persona.
La crisi psicologica impone quindi una ristrutturazione del proprio equilibrio psichico divenuto disfunzionale: rappresenta perciò un momento impegnativo, complicato e delicato ma soprattutto una importante opportunità di crescita e cambiamento.
Un percorso terapeutico può essere sicuramente un imprescindibile punto di partenza.
L’equilibrio psichico di ciascuno poggia su un insieme di valori sottostanti, su un sistema di significati creati dalle relazioni con le figure di riferimento significative nel corso dello sviluppo che nel complesso formano l’identità personale di un individuo.
Da questo punto di vista, una crisi psicologica obbliga quindi a rivedere con sguardo critico e a rifondare, ristrutturare la propria identità.
La crisi ci mette in contatto diretto con i nostri limiti, ci comunica che non possiamo continuare a “muoverci” nella vita senza apportare modifiche a noi stessi o al contesto entro cui ci muoviamo, è un segnale del fatto che occorre ripensarsi e reinventarsi perchè stiamo vivendo in modalità ridotta o comunque disfunzionale rispetto al nostro benessere personale e relazionale.
La crisi, insomma, è una necessità da accogliere, anche se nessuno è disposto a mettere facilmente in discussione assiomi su cui ha fondato la propria esistenza fino a quel momento e a vedere aspetti di se stesso rimasti nell’ombra per troppo tempo e quindi fuori dalla consapevolezza personale.
Ma non c’è altra via, per cambiare le cose intorno a noi, che iniziare dal cambiare noi stessi.
Albert Einstein, che non è stato di certo il primo sprovveduto ad affacciarsi a questo mondo, dice: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. (…) Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. (…) Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”
La vita è piena di crisi, ovvero, è piena di riti di passaggio e di opportunità di crescita personale. Sta a te cogliere tutto questo.